martedì 8 gennaio 2008

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'CAUSE IT'S NOT A FUCKIN DEMO SELF PRODUCT, you bastard webwritersofthisdick:
"A poca distanza dall’ep di esordio, tornano sulle nostre tavole gli Stoner Kebab, con un’ondata di distorsione e schifezze varie della durata di trentatrè minuti, stavolta in un’unica traccia.
Il monolite si presenta con un packaging di tutto rispetto: sovra-copertina di cartone, libretto con un complicato disegno nella miglior tradizione psichedelica, e in aggiunta abbiamo anche una specie di cartoncino con stampigliate dodici figurine rappresentanti un po’ di tutto, dalla foglia dell’erba che tanto bene fa alla musica, fino a una tarantola e alla birra Moretti. L’artwork quindi non lascia assolutamente a desiderare, gli Stoner Kebab dimostrano di avere fantasia da vendere: anche senza spendere milioni sanno come far felici gli ascoltatori.Una volta inserito il disco nel lettore si può subito notare come la band sia cresciuta molto rispetto a Chapter Zero. Lo stile vario che faceva apparire troppo disunito il disco d’esordio viene qua impastato a dovere nell’unica traccia di Imber Vulgi, rendendo così più coerenti i cambi d’atmosfera e d’umore. La musica del gruppo si dipana in modo organico, sviluppandosi ed evolvendo ogni situazione nella successiva, senza bruschi salti che potrebbero far storcere il naso.Si parte distorsione in resta, per poi rallentare, schiarirsi le idee, ritornare a pestare sugli strumenti e soffermarsi di nuovo presso un laghetto acido e violaceo. Quello degli Stoner Kebab è un universo vivo, in movimento, riesce ad alternare senza soluzione di continuità le sfuriate stoner memori di Kyuss e Black Sabbath alle divagazioni psichedeliche che richiamano sia Greatful Dead che Monster Magnet, trovando nuove soluzioni e senza mai ripetersi. Se il primo riferimento che salta in mente sono gli Sleep di Jerusalem, è meglio dimenticarli subito: gli Stoner Kebab hanno un occhio decisamente puntato verso la melodia, che per quanto strana, dissonante o distorta, rende comunque l’ascolto più agevole e meno doloroso rispetto al massacro degli Sleep.Sul finale fanno la loro comparsa anche sonorità southern, grazie a un’armonica utilizzata per chiudere in modo particolarmente riuscito il disco. Dopo la mezz’ora di trip causato dagli Stoner Kebab non si può che essere soddisfatti e chiedere il bis.
Una delle migliori realtà italiane, che conferma la propria raggiunta maturità."
A cura di: Alberto Trentanni [alberto.trentanni@audiodrome.it]

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